Le Cinque Terre, fuori.
Ovvero come poter vivere un luogo incantevole senza restarne delusi, i posti che ti consiglio e una ricetta locale.
Il mio approccio alle Cinque Terre è decisamente da indigena.
Ammetto (come sarebbe impossibile non farlo?) che le Cinque Terre siano un angolo di paradiso. Una manciata di colorati paesini accartocciati in insenature a strapiombo sul mare, circondati da vigneti “eroici”, selvaggia macchia mediterranea e dal profondo mare blu di Liguria.
Resto stupita anche io tutte le volte che le vedo perché realmente condensano l’essenza della Liguria, una terra di montagne ripide che precipitano verso un mare impetuoso, domata dall’uomo a suon di muretti a secco e piccoli porti nascosti tra gli scogli. Limpido specchio del carattere ruspante, ostinato e pur tuttavia poetico dei liguri.
Però, purtroppo, oggi le Cinque Terre sono difficili da vivere per quello che sono.
Il turismo di massa le ha inghiottite e le sta masticando. Il risultato per ora (sono ottimista, nulla è irreversibile) le sta rendendo un luogo “irreale-ideale”, “instagrammabile” (che brutto aggettivo) tristemente senz’anima. Hai presente Disneyland?
Gli alimentari di paese, che una volta erano il punto focale per il sostentamento degli abitanti di questi piccoli borghi isolati, sono spariti. Le botteghe artigiane, pure. Le trattorie di una volta anche. Tutto ha ceduto il passo a negozi di souvenir con chiassose magliette appese fuori e punti ristoro dove sfamare, principalmente a pranzo, orde di turisti in canottiera che scendono in massa dai traghetti. Anche le piccole case che una volta erano dei pescatori si sono trasformate in Airbnb o bed&breakfast, arredati per lo più con mobili IKEA e messi sul mercato a prezzi altissimi.
Se in piena estate di notte, quando l’ultimo traghetto ha risucchiato i turisti mordi e fuggi, ti aggiri per i piccoli borghi sul mare, non c’è quasi più nessuno per strada. Non ci sono anziani che prendono il fresco nella piazza della chiesa, non ci sono bambini che giocano a palla, non ci sono donne che chiacchierano sulla porta di casa. Incontri solo coppie di ragazzi stranieri che alticci e spensierati barcollano per i vicoli bui e silenziosi. Il sipario riapre domattina.
Non me ne vogliano coloro che lavorano con il turismo alle Cinque Terre, la mia è una dichiarazione d’amore spassionato. La situazione sta sfuggendo di mano e noi liguri, che sappiamo com’era prima, notiamo la differenza. Ma la notano anche i pochi abitanti rimasti a vivere in quei paesini, che in alta stagione si ritrovano a dover sgomitare tra i turisti per poter rientrare a casa a pranzo.
Qual è, quindi, adesso il modo migliore per scoprire e assaporare queste incantevoli Cinque terre?
Una sola parola: fuori.
Fuori orario, fuori stagione, fuori confine.
Basta infatti gravitare davvero poco lontano dalla dimensione spazio-tempo di quel “buco nero” del turismo di massa che tutto divora, per poter sperimentare il fascino potente di questo angolo di Liguria.
Fuori orario. Se vuoi perderti tra gli stretti vicoli fatti di archi in pietra, ripide scale, portoncini di legno, se vuoi farti sorprendere da terrazze a strapiombo sul mare, se vuoi ammirare i gozzi ondeggiare nell’insenatura dei porti, trovati un posto dove dormire dentro le Cinque Terre (se non vuoi spendere tanto accontentati di un buio scantinato ristrutturato).
Al mattino, dopo colazione, sali sul primo traghetto disponibile o sul treno e vai via, vai a visitare gli splendidi dintorni (Porto Venere, Levanto, Framura, Bonassola), poi rincasa alla sera.
Solo adesso arriva il tuo momento: goditi il tramonto prendendo un aperitivo, goditi le strade buie e silenziose di notte, goditi la passeggiata lungo mare con la torcia del telefonino accesa per non inciampare. E soprattutto goditi l’alba: svegliati presto e gira per le strade quando tutti dormono ancora, quando si riesce ancora a sentire il suono del mare che sciacquetta contro la banchina, quando i facchini portano con i carretti la frutta e la verdura ai ristoranti, quando i bar sono ancora chiusi (aprono tardi, fattene una ragione, il tuo primo caffè si farà desiderare).
Fuori stagione. Giugno, Luglio, Agosto e Settembre li puoi considerare solo fuori orario (vedi sopra), fuori luogo (vedi sotto) e fuori dai weekend. Maggio è semi-critico, prima di partire controlla sempre le festività nei Paesi vicini come Francia e Germania.
In questa alta stagione i prezzi sono altissimi, i posti liberi per bere, mangiare, andare al mare, parcheggiare sono pochissimi, la quantità di persone che vedi in giro troppa (anche tu stai diventando un po’ misantropo come me?).
Da ottobre ad aprile la situazione invece è decisamente migliore. Attenzione però a non essere troppo radicale, a gennaio troverai praticamente tutto chiuso per ferie. Peccato però, perché a fine gennaio, nei primi giorni di sole, la natura riprende a fiorire, gli uccellini a cinguettare e sembra di essere in paradiso.
Fuori luogo. Ci sono introno alle codificate “Cinque Terre” (Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso) moltissimi luoghi incantevoli dove fermarsi: per ammirare il paesaggio, mangiare, dormire, passeggiare. Tuttavia sono posti che possono essere scoperti e raggiunti solo in auto, oppure a piedi.
L’auto però non è il modo migliore per visitare quelle “Terre” (tutte tranne Corniglia) che sono sul mare perché i posti per parcheggiare lì sono pochissimi e carissimi.
Per queste c’è il treno, o c il traghetto nella bella stagione… ma anche il turista mordi e fuggi lo sa benissimo…
E’ una scelta di campo la mia, ma io ti consiglio di visitare la zona in auto, di addentrarti nelle stradine che collegano dall’alto i paesini, di prendere le deviazioni a caso, di fare inversione di marcia e tornare indietro, di fermarti lungo il bordo della strada, scendere e ammirare il paesaggio.
Facendo così, ad esempio, io ho scoperto i meravigliosi paesini di Volastra e San Bernardino e i Santuari di Nostra Signora di Saviore e di Nostra Signora di Reggio.
Se poi ti piace camminare, allora puoi davvero assaporare l’essenza delle Cinque Terre grazie ai numerosissimi percorsi di trekking che le attraversano. Ne stanno ripulendo tantissimi. Sempre però se c’è bel tempo e sempre fuori dai più conosciuti in altissima stagione, altrimenti rischi di incontrare pingui turiste straniere arrancare su per i sentieri in tacchi alti o in infradito (avvilente).
Queste le mie indicazioni di massima per strutturare una vacanza, corta o lunga che, sia alle Cinque Terre.
Adesso ti lascio qualche indicazione più precisa su posti /cose che mi piacciono e che mi sento di consigliarti per vivere questi luoghi senza delusioni.
I miei consigli di viaggio
Dove mangiare
Ittiturismo SP4488 : sebbene lo abbia ormai scoperto anche Stanley Tucci, resta uno dei posti più veraci e autentici dove mi piace mangiare quando sono alle Cinque Terre. Guido, il proprietario, è un pescatore e un contadino. Quello che si mangia è autoprodotto. Il posto è sulla collina dietro Corniglia, tra gli ulivi, davanti al mare. Ci si arriva in macchina o a piedi.
Bar Ristoro San Bernardino: ho accennato prima a San Bernardino, un paesino dove ancora si possono incontrare vecchietti che parlano sulle panchine della piazza della chiesa. Qui puoi prendere un aperitivo al Bar Ristoro, ti offriranno vini locali e assaggi di prodotti locali.
Gianni Franzi: è forse l’unico ristorante storico rimasto a Vernazza. E’ in pieno centro, sulla piazza grande che affaccia sul mare. Le ricette sono tradizionali, buonissime. Da assaggiare gli antipasti a base di acciughe, il Tian d’acciughe e i muscoli ripieni alla Spezzina. I proprietari hanno anche un bar con terrazza a strapiombo sul mare sulla rocca a levante del paese nonché un piccolo alberghetto.
Ristorante Miky: un ristorante elegante e storico di Monterosso. Cucina tradizionale reinventata in chiave contemporanea con prodotti strettamente locali.
La cantina di Miky: sempre della stessa famiglia del ristorante Miky, sempre a Monterosso, ma più informale e a due passi dal mare.
A piè du Campu: enoteca e focacceria all’interno di una antica limonaia a Manarola. La proprietaria, Yvonne Riccobaldi, originaria di Manarola, è stata nominata miglior sommelier della Liguria nel 2012. Le focacce, anche gourmet, sono meravigliose e servite sotto gli alberi di limoni. A piè du Campu organizza anche wine & food experiences di primissima qualità (vedi sotto)
Enoteca Internazionale di Monterosso: è il più antico negozio di vini e prodotti locali di Monterosso. Propone degustazioni di vini (anche guidate) accompagnate da bruschette a base di prodotti del territorio.
Dove dormire
Agriturismo Missanega, sulle colline dietro Monterosso. Meraviglioso, sotto ogni aspetto. Posizione, vista, ospitalità, rifiniture di alto livello, cucina. Ci sono pochissime camere…ho detto tutto. Si raggiunge in auto ma hanno anche un servizio di navetta.
La Canaba: antica casa colonica ligure, arredata elegantemente, a strapiombo sul mare, a due passi dal centro di Monterosso.
Cadè ventu: una locanda, sulle colline tra Vernazza e Corniglia (vicino a San Bernardino). Fuori dalla confusione, immersa nella natura, affacciata sul mare.
La sosta di ottone III: un boutique hotel, semplice ed elegante, vista mozzafiato sulle colline alle spalle di Levanto, taglio slow-living. C’è anche il ristorante, menzionato nelle Guide Michelin.
Villa Valentina: un elegante bed&breakfast nel grazioso borgo di Levanto, a due passi da Monterosso. Paula, la proprietaria, organizza anche corsi di cucina nella sua meravigliosa cucina all'aperto in giardino.
Cantine da Visitare
Ca du Ferrà: poco lontana dalle Cinque Terre, sulle colline di Bonassola (perfetta gita fuoriporta in alta stagione). I vigneti a strapiombo sul mare producono vini pluripremiati. Davide e Giuseppe, i giovani proprietari, propongono esperienze legate alla degustazione dei loro vini immersive e curate in ogni piccolo dettaglio.
Cantina Crovara: i vigneti sono proprio quelli che si vedono a strapiombo sul mare a Manarola. Contatta il proprietario, Alessandro, ti farà fare un giro tra le vigne e ti farà vedere la sua cantina!
A piè du campu: se vuoi organizzare una wine experience, scrivi a Yvonne, sicuramente lei saprà proporti qualcosa di autentico!
Percorsi Trekking
Non sono assolutamente in grado di consigliarti itinerari a piedi, non ne ho le competenze. C’è però la mia amica Elisabetta Frega che può farlo! E’ una guida escursionistica specializzata proprio nel Levante Ligure. Online sui social la trovi come Free soul on the road.
Un giro su una barca da pesca
Perché non visitare le Cinque Terre a bordo di una vera barca da pesca con un vero pescatore delle Cinque Terre (razza rara in via estinzione)? Guido ti porta in giro e ti racconta la storia e la vita dei pescatori locali mentre ti offre un aperitivo con vino del cugino e acciughe salate fatte da lui. Per informazioni scrivi sempre all’ Ittiturismo SP4488 .
Servizio fotografico
Se nel tuo immaginario le Cinque Terre sono il posto più romantico del mondo (del resto hanno anche la Via dell’Amore) potresti voler immortalare il tuo viaggio di coppia in questo splendido scenario. La mia amica fotografa Gaia Borzicchi lo fa di lavoro e di scorci incredibili, autentici e unici alle Cinque Terre negli anni ne ha scoperti moltissimi!
E tu? Sei mai stato alle Cinque Terre? Le frequenti spesso? Hai un posto del cuore, fuori dalla confusione che vuoi condividere con me e con questa community di amanti della Liguria? Lascia un commento cliccando il tasto qui sotto!
La ricetta del posto
La torta di Riso di Saviore
Nelle Cinque Terre la cucina tradizionale è piuttosto simile a quella di altri paesi costieri della Liguria. C’è una ricetta un po’ diversa, però, che a me piace molto ed è la Trota di Riso di Saviore. Ricorda la classica torta di riso ligure ma il riso è condito con salsa di pomodoro e funghi secchi.
Si prepara tradizionalmente a Monterosso il 15 di Agosto, quando si festeggia la Madonna di Saviore e si va in pellegrinaggio al Santuario sulla collina alle spalle del paese.
Per la sfoglia
200 g di farina 00
100 ml di acqua tiepida
20 ml di olio EVO
1 pizzico sale
Per il ripieno
300 g di riso
8 cucchiai di salsa di pomodoro già pronta (circa 250 gr)
3 uova
20 gr di di funghi secchi
8 cucchiai di parmigiano grattugiato
2 cucchiai d’olio EVO
Sale
Pepe
Bollite il riso in acqua salata e scolatelo a metà cottura.
Mettete a mollo i funghi secchi in acqua tiepida.
Preparate la pasta sfoglia impastando a lungo farina, acqua, olio e un pizzico di sale (potete utilizzare anche la planetaria) fino ad ottenere un impasto molto morbido e liscio. Dividete l’impasto in due palline e fatelo riposare per almeno 20 minuti coperto da pellicola trasparente.
Nel frattempo preriscaldate il forno a 180 C. e preparate il ripieno.
Scolate, strizzate i funghi secchi, tritateli finemente fateli rosolare a fuoco lento in padella con 2 cucchiai di olio Evo per circa 3 minuti.
In una ciotola unite, il riso, il pomodoro, le uova, il parmigiano e i funghi secchi con il loro olio.Aggiungete un’abbondante macinata di pepe fresco e regolate di sale.
Ungete abbondantemente una teglia di circa 25 cm di diametro.Stendete le palline di pasta in 2 sfoglie con l’aiuto del matterello e delle le mani.Foderate la teglia con una prima sfoglia spessa un paio di millimetri, versatevi dentro il ripieno, livellate bene e coprire con una sfoglia più sottile. Sigillate i bordi e irrorate d’olio la superficie.
Cuocete in forno per 35 minuti o fino a quando la crosta risulterà croccante. Servite fredda, anche il giorno dopo.
Potete scaricare, salvare e stampare la ricetta qui sotto.
Cara Enrica, da quando ho visto che la tua newsletter era planata nella mia casella email stavo aspettando il momento giusto per leggerti. Prima di tutto, misantropia portami via. E quando scrivi del "carattere ruspante, ostinato e pur tuttavia poetico dei liguri" mi hai fatto subito pensare alla mia Romagna e ai Romagnoli. E poi ai meravigliosi borghi di collina dove non va nessuno, pochi stranieri (per fortuna) visto che la mia regione ha deciso di sostenere solo il turismo della costa. Poi leggo le tue parole che descrivono luci e ombre del turismo e di quello che comporta e il pensiero va a Bologna che è casa da ormai tanti anni. Quindici anni fa, se la domenica ti veniva voglia di un caffè, per dire, potevi fartelo a casa visto che avresti trovato tutto chiuso. Adesso non vai perché non riesci a entrare. Ma vengo all'itinerario che proponi, che NON conosco e del quale, inconsciamente, credo di avere paventato proprio la confusione. Poi arrivi tu e scrivi fuori orario, fuori stagione, fuori confine ricordandomi che esistono altri modi di viaggiare. Per altro, fuori stagione è un po' la mia regola da qualche anno. La lista che offri è interessante e completa. Grazie per i consigli e le riflessioni, xo
Amo Tellaro, dove per me, finisce il mondo!